Stampa 3D: ultima frontiera, lo spazio

Il titolo non è la frase d’inizio di un qualunque episodio di Star Trek, ma la realtà, per quanto fantascientifica possa sembrare. Anche se di mezzo ci sono le astronavi.

Non è certo una novità che la diffusione e l’affinamento tecnologico della stampa 3D abbia attirato l’interesse di aziende, private e pubbliche, di enti, di governi. I campi di applicazione crescono vertiginosamente, così come i possibili materiali da utilizzare.

La Nasa, l’ente spaziale americano, è da tempo impegnato in ricerche e sperimentazioni in questo campo. Sul finire di agosto, presso il centro di test di Huntsville, in Alabama, è stato testato il primo iniettore completamente realizzato tramite tecnologia additiva (o stampa 3D) con l’uso di laser ad alta potenza e polveri metalliche fuse in un’apposita struttura.

Il successo dell’esperimento potrebbe risultare molto più vasto, dato che questo potrebbe aprire in poco tempo alla produzione tramite stampa di componenti e pezzi di ricambio, con alcuni non indifferenti vantaggi: anzitutto un abbattimento dei tempi di produzione – si calcola da 12 a 4 mesi; una riduzione molto sensibile dei costi – nell’ordine del 70%; e soprattutto la drastica diminuzione delle parti necessarie – attualmente un iniettore necessita di 115 parti mentre quello testato in Alabama era composto da solo due pezzi.

In tal senso la Nasa ha già avviato un progetto di ricerca per portare la stampa 3D nello spazio, anzitutto per testare le funzionalità della tecnologia in assenza di gravità; in secondo luogo per vedere quanto sia fattibile e vantaggiosa la produzione di attrezzature e parti di ricambio per astronavi direttamente in loco. Per non parlare di un altro piano a lungo termine, quello di realizzare con questa tecnologia non solo singoli componenti, ma intere astronavi.

E mentre la Nasa porta la stampa 3D a utilizzi-limite, gli analisti americani di Citigroup, come riportato da Il Sole24Ore, prevedono una crescita del settore a salto triplo nei prossimi cinque anni: ormai la fase di prototipazione della tecnologia sta finendo e si ritiene molto vicino il momento in cui il 3D verrà utilizzato su scala industriale. Non a caso la principale produttrice di stampanti 3D per uso industriale, Stratasys, ha recentemente concluso l’acquisizione di Makerbot – produttore di punta per il mercato degli hobbisti – andando a rafforzare la propria posizione e assicurandosi una base di mercato più vasta.