L’Italia tra i primi dieci Paesi produttori di imballaggi

Lo abbiamo già ribadito diverse volte. Il settore del packaging e dell’imballaggio è uno dei pochi che in Italia ha sofferto meno la crisi. Ed ecco confermata la tesi dagli ultimi dati pubblicato nei giorni scorsi dall’Istituto Italiano Imballaggio. L’Italia, con un giro d’affari di 29,3 miliardi di euro, su un totale stimato di 540 miliardi, resta infatti tra i primi dieci paesi produttori di imballaggi, con una quota del 5,4%.

La produzione in Italia
L’anno scorso è ammontata a 14,43 milioni di tonnellate, in flessione dello 0,2% rispetto al 2012, mentre il fatturato è aumentato dell’1,8% a 29,3 miliardi di euro ed oggi rappresenta il 3,8% del settore manifatturiero e l’1,8% del PIL.

Nello stesso periodo, l’export è cresciuto a 2,54 milioni di tonnellate (+0,4%), per il 66% destinato ai paesi dell’area UE, mentre le importazioni sono calate del 3,6%. A livello di occupazione sono poco più di 7.100 le aziende attive, con una forza lavoro che raggiunge i 105.000 addetti.

La pubblicazione riporta anche un’analisi in dettagliata dei diversi materiali. Per quanto riguarda gli imballaggi in plastica, la produzione (inclusi i sacchi RSU) è scesa l’anno scorso dell’1,2% a 3.072.000 tonnellate, mentre il fatturato si è attestato a 13,37 miliardi di euro, segnando una crescita del 2,1% rispetto al 2012. Le aziende attive nel comparto sono circa 2.400, per complessivi 32mila addetti.

Il commercio estero del packaging in plastica ha registrato una flessione del -3,5% nelle esportazioni a fronte di un incremento del 12,7% per le importazioni. Il consumo interno apparente ha evidenziato un incremento dell’1,2% a 2.491.000 tonnellate. L’impiego di plastiche provenienti da riciclo per la produzione di imballaggi ha sostanzialmente confermato i valori espressi nel 2012, mentre una leggera crescita ha interessato il segmento degli imballaggi in bioplastiche.

In Europa e in altri paesi
La produzione mondiale di imballaggi è valutata, lo abbiamo detto, in 540 miliardi di euro. Le principali aree di sviluppo sono: l’Asia con uno share del 31% tendenzialmente in aumento, il Nord America con il 26% e l’Europa Occidentale con uno share del 23,5%.

L’Europa occidentale per tre anni di seguito ha ridotto lo share di mercato. Seguono l’area dell’Europa dell’Est (compresa la Russia) con una partecipazione del 9%, il Sud Centro America con uno share complessivo del 6%, l’Africa con il 2,5%  in crescita, e l’Oceania con il 2%  in progressivo sviluppo.